All’interno dell’inserto settimanale L’Economia del Corriere della Sera, Dario di Vico intervista Stefano Boeri riguardo le sfide e le caratteristiche fondanti della città del futuro.
Partendo dalle nuove normative sulla casa e sulla ristrutturazione, insieme a questioni legate al mercato immobiliare e all’inclusione, l’articolo prende in considerazioni punti di forza e questioni su cui lavorare nell’agenda della riqualificazione urbana.
“Il primo punto non può che riguardare il settore dell’edilizia popolare che registra, appunto, un eccesso di domanda (le 600 mila famiglie di cui sopra). Questo patrimonio va innanzitutto riqualificato, ad esempio molti alloggi andrebbero ridimensionati e suddivisi per rispondere ai tagli più richiesti oggi dai nuclei familiari, spesso superfici attorno ai 75 metri quadri. Bisogna quindi investire sull’edilizia popolare in primo luogo recuperando e ottimizzando l’esistente. E il Pnrr, che prevede risorse per 2 miliardi destinate all’edilizia popolare, è un primo passo. Ma la riqualificazione passa anche per l’affrontare questioni come l’eccessivo sfitto per problemi burocratici (il 7%), la presenza di un’estesa morosità (circa il 4%) e il degrado acuto degli edifici. Detto questo non ho alcun dubbio nel dire che oltre al recupero dell’esistente vanno anche costruite nuove case popolari.
Ci sono almeno 4 milioni di abitazioni realizzate negli anni 60, 70 e 80 che sono energivore, spesso a rischio idrogeologico e sismico e in condizioni di degrado; molte addirittura abusive. Bisognerebbe demolire e ricostruire con le stesse volumetrie usufruendo di misure di incentivo, togliendo ad esempio la replica degli oneri di urbanizzazione. Sono ragionamenti condivisi in Ance e in Confindustria. Il patrimonio immobiliare desueto va innovato, ma purtroppo il settore non ha fatto innovazione. Penso anche alla pre-fabbricazione” dichiara Stefano Boeri.
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