Su Repubblica un articolo che racconta la visione dell’architetto Stefano Boeri del “Day after” – il prossimo futuro a seguito della pandemia di Covid-19 – che coinvolge come protagonisti la natura ed i borghi dimenticati e spopolati in un piano più ampio di dispersione e di grande spinta verso l’abbandono delle zone più densamente abitate. Il progetto a scala nazionale immagina i 5800 centri sotto i 5mila abitanti – di cui 2300 svuotati delle loro anime umane – adottati dalle 14 aree metropolitane, con vantaggi fiscali ed incentivi, disperdendo la nuvola di polveri sottili che gravita sulle grandi città. Sono i dati delle polveri sottili a spaventare – incrementando la fragilità polmonare di chi abita in aree ad alta densità di particolato, facilmente assimilabile al contagio – oltre all’utilizzo dei mezzi di trasporto privato, di cui p necessaria una forte riduzione.
Spazi da ripensare come una sfida, come una necessità: negozi e dehors, grattacieli con ascensori areati e spazio urbano dedicato alla natura. Mai come adesso Milano si è mostrata con tanti balconi verdi, logge e terrazzi che rendono manifesto il desiderio degli abitanti di avere un giardino, un orto, un esterno privato.
Altro aspetto fondamentale è riuscire a desincronizzare i tempi degli uffici pubblici e delle scuole, per evitare i grossi flussi dei pendolari, portando valore agli spazi aerati e verdi, salubri e in grado di ospitare microcosmi di biodiversità urbana.
Per leggere l’intero articolo, consultare la Repubblica di Martedì 21 aprile 2020, sezione Visioni sul Futuro.