Un articolo de Il Giornale ritrae il fenomeno del degrado che a volte contraddistingue il territorio e il patrimonio costruito, citando Stefano Boeri come uno degli architetti visionari che hanno questionato ed esplorato questo mondo. Luoghi abbandonati e degradati, dimenticati dai progettisti ma anche dai censimenti ufficiali, e che, nell’ultimo decennio, sono divenuti oggetto di studi, mappature, suggestive documentazioni fotografiche e ambiziosi progetti. Urbex, da urban exploration, diviene un fenomeno ampiamente diffuso che vede giovani e professionisti affascinati da questi luoghi, a volte nascosti e a volte non, alla ricerca del bello nel degrado.
L’architetto Boeri cita le atmosfere immobili e malinconiche del film The stalker di Andrej Tarkovskij per evocare l’interesse che molti cercano in questi paesaggi contemporanei, che risiede proprio nell’opportunità di interpretare uno spazio non decodificato, di immaginare il suo passato e il suo futuro.
«Ovviamente il degrado non è bello ma un’opportunità perché ci si trova di fronte a uno spazio non decodificato – spiega Boeri -. È affascinante vedere come ogni edificio invecchi a suo modo, come la natura si riappropri del paesaggio urbano creando un’estetica spontanea. La vera sfida è intuire il potenziale di quel luogo dimenticato».
E sono proprio le proiezioni dei grandi architetti che possono donare una seconda vita ai luoghi. Ne sono esempi progetti di riconversione come l’ex mattatoio a Roma che oggi ospita un’università e un museo o l’ex raffineria di Catania che oggi è un centro per le arti, ma anche le stesse ex Varesine di Milano che ospitano oggi gli edifici più innovativi di tutta la città, compreso il Bosco Verticale – edificio tassello di un ben più ampio movimento, la Forestazione Urbana – o ancora il progetto Fiume Verde che reinventa gli scali ferroviari milanesi abbandonati.