Su Corriere Fiorentino l’intervista a Stefano Boeri sugli scenari possibili a seguito della pandemia di Covid-19: il primo da guardare con molta cautela – poiché comprende il potenziamento digitale, che può essere spinto fino a forme di controllo e sorveglianza estremi tra cui droni, riconoscimento facciale o geo-localizzazione generale – opposto ad un secondo, molto più ottimista, legato al lavoro da effettuarsi sugli spazi aperti. Iniziare a portare “fuori” ciò che sta “dentro”, a fornire ogni negozio di un dehors con marciapiedi e strade più strette sono alcune delle principali idee proposte dall’architetto.
Così come a Milano le riflessioni si spostano sulla Firenze storica e densa, cui si legano riflessioni sullo sviluppo di piani nazionali intesi come un’occasione unica per allargare lo spettro di attenzione – oggi concentrato sulle aree metropolitane – in direzione dei borghi disseminati sulla dorsale appenninica: 5800 i centri sotto i 5000 abitanti, 2300 in stato di abbandono.
Un futuro prossimo composto di spazi adattabili, di arredi flessibili, di case capaci di cambiare nel corso della giornata: camere che sono da letto di notte e studi di giorno o letti che diventano tavoli. Tutto per ridurre la congestione e per sottolineare come ampliare le case possa essere impensabile in tempi brevi mentre ampliare gli spazi comuni risulterebbe una scelta ottimale, ipotizzando presidi sanitari diagnostici diffusi a livello sia di condominio che di quartiere, dando un nuovo volto alle realtà urbane.
Per leggere l’intera intervista, consultare il Corriere Fiorentino di sabato 25 aprile 2020.