Progetto
Stefano Boeri Architetti China
Luogo
Shanghai, Cina
Anno
2017
Cliente
Zhengzhou Lvdu Real Estate Co.,Ltd, Zhao
Servizi
Progetto preliminare, definitivo, esecutivo, direzione lavori
Fotografo
Partners:
Stefano Boeri
Yibo Xu
Project Architect:
Pietro Chiodi
Architect:
Yifan Xu
Design team:
Yitao Huang
Zhiyang Huang
Wenhai Zhu
Lo sviluppo esponenziale occorso negli ultimi anni nei settori delle tecnologie mobili, della nuova economia digitale e della condivisione delle informazioni ha indotto una parallela, profonda, riflessione sulle qualità dello spazio-ufficio. Il fenomeno ha interessato diversi aspetti di questa realtà: dalla ricerca di nuove forme di cooperazione multisettoriale allo sviluppo di procedure di design thinking legate all’attivazione di sinergie trasversali. Nello stesso tempo, e in aggiunta a tale fenomeno, la tradizionale suddivisione tra spazi e tempi di vita e di lavoro, fattasi sempre più fluida e sfumata, ha indotto a radicali ripensamenti anche delle caratteristiche degli ambienti dedicati alle attività di ufficio. Attivo e in forte crescita da due anni nel settore del progetto-uffico, il marchio cinese More si è ha affermato in questo periodo con una forte identità, consolidandosi come soggetto di riferimento del settore a livello nazionale. Con Stefano Boeri Architetti Cina nasce quindi l’idea di dare vita a un intervento capace non solo di riscrivere i codici dello spazio di lavoro contemporaneo in Cina ma di costituirsi come un modello esportabile sul piano internazionale.
Il progetto More 001 Jingan Creative Park prende corpo attraverso la ristrutturazione di un grande edificio per uffici a Shanghai – l’Hecheng Building – e si inserisce appieno nella strategia di “Renovation” che prevede un ampio programma di upgrade tecnologico ed espressivo della modernità architettonica del Paese. Distaccandosi dunque dal format del tradizionale edificio per uffici, il More 001 Jingan Creative Park esplora futuri modelli spaziali e relazionali, che traggono diversi elementi di innovazione dall’esperienza del Bosco Verticale: la polisemia verde inizia così già nella transizione che procede dall’esterno dell’edificio, circondato da una sequenza di platani, mentre gli interni sono scanditi da una sequenza di bambù. Allo stesso modo l’edificio esistente viene protetto da una nuova pelle: una “foresta” astratta formata da una sequenza regolare di lamelle di alluminio verniciate di bianco e montate in verticale a partire dal primo piano fino al colmo di tutte le facciate. Oltre a schermare gli interni dall’incidenza diretta dei raggi solari, i brise soleil uniformano il disegno dei prospetti in un ritmo armonico che si distacca dalla cacofonia urbana circostante. Un approccio già seguito da Stefano Boeri Architetti, per esempio, nell’intervento per il Beijing Easyhome Lize New Experience Mall – pur se con diversi strumenti progettuali. Le lamelle consentono ai passanti (anche dalle auto che attraversano il vicino viadotto) di intravedere quanto accade nell’edificio, percependo la struttura interna caratterizzata dalla grande scala a chiocciola che ne diventa il cuore pulsante.
Analogamente, gli interni dell’edificio vengono trattati alla stregua di un vero e proprio “paesaggio”: un ambiente cioè capace di porre gli utenti dello spazio in relazione con la dimensione naturale attraverso l’introduzione di elementi come la vegetazione, la luce solare, i materiali e le finiture sostenibili, la cui combinazione genera un’oasi percettiva e sensoriale rispetto alla circostante congestione urbana. Il nucleo dell’edificio ne definisce anche l’area pubblica, che partendo dal patio si articola attorno alla scenografica scala a elica a bassa pendenza, avviluppata attorno a un vuoto centrale di cinque metri di diametro, sul quale si aprono a balcone gli ambienti di lavoro ai vari piani. Dal movimento rotatorio scaturisce uno spazio vertiginoso e avvolgente a tutta altezza, esaltato anche dal cromatismo bianco che armonizza le pareti della scala e dell’intero ambiente circostante. Questa definizione neutra e non-materiale è però contrastata dall’interno della scala: uno spazio caldo e vivo definito dai toni e dalle trame del legno che riveste sia i gradini sia l’intradosso del parapetto a nastro. Il tema prosegue anche sul tetto dell’edificio, dove sbarca la grande scala: qui il legno riveste un’accogliente terrazza panoramica, tracciando gradini-seduta e setti protettivi attorno a un grande lucernario-igloo di vetro, che inonda l’atrio di luce.
Un sistema articolato di spazi condivisi presente su ogni piano favorisce la socializzazione e l’interrelazione anche di addetti a settori lavorativi in origine separati tra loro, con evidenti vantaggi in termini di comfort individuale e collettivo e di reciproco scambio e condivisione informale delle conoscenze. Un rilevante dettaglio progettuale è dato dalla presenza di un albero posizionato al primo piano, in un’intercapedine appositamente creata perché possa svilupparsi liberamente e affinché la sua chioma possa percepirsi dall’esterno, attraverso i brise-soleil, mostrando come la natura e l’architettura possono convivere nello stesso spazio.