Progetto
Stefano Boeri Architetti Membro di Architettural Advisory Board with Herzog & de Meuron, Ricky Burdett (London School of Economics), William McDonough + Partners
Luogo
Milano, Italia
Anno
2009
Cliente
Expo 2015 S.p.A. per BIE (Bureau International des Expositions)
Commissione
Concept masterplan
Superficie
Area di progetto: 110 ha di cui 75.400 mq di area usata in maniera temporanea
Diap - Politecnico di Milano: Multiplicity.lab; Facoltà di Agraria - Università degli Studi di Milano Services Conceptual masterplan
Gruppo di progetto Stefano Boeri (Founding partner), Michel Brunello (coordinatore) Lorenza Baroncelli, Pietro Pezzani, Stefano Baseggio, Maria Chiara Pastore, Corrado Longa, Giulia Meteranelis, Benedetta Cremaschi, Moataz Faisal Farid, Martina Barcelloni Corte, Daniele Barillari
La nutrizione e la sovranità alimentare e i relativi squilibri nella distribuzione del cibo e nella proprietà delle sementi sono i grandi temi di indagine e approfondimento attivati dall’Expo 2015. Su tali basi la Consulta di Architettura composta da Jacques Herzog, Ricky Burdett e Stefano Boeri con i loro rispettivi studi professionali ha ipotizzato e sviluppato la realizzazione di una piattaforma espositiva dalle caratteristiche inedite, in cui rappresentare e declinare simili questioni a livello locale, a partire proprio dal territorio dell’Expo: la città di Milano. Non una sequenza di padiglioni e di prodotti commerciali, dunque, ma piuttosto un luogo in grado di condensare il senso profondo della grande e ineludibile sfida che il Pianeta è oggi chiamato ad affrontare.
L’Esposizione Universale di Milano viene così immaginata all’interno di un grande Orto Planetario: una porzione di spazio specifico e locale reinterpretato come terra offerta alle colture agricole e alle tradizioni agroalimentari del Mondo.
Orto Planetario
L’Orto Planetario è sviluppato come il prototipo di un nuovo paesaggio, capace di diffondersi attorno alle città di tutto il globo, alimentato da un’agricoltura variegata e cosmopolita, eppure radicata nelle condizioni locali: un’agricoltura di nuova generazione, che rappresenti anche una componente essenziale di un modello evoluto di sviluppo sociale ed economico. Un piccolo territorio dove possano impiantarsi in forma sperimentale tutte quelle energie globali capaci di lanciare una grande sfida alle grandi catastrofi della fame, dello spreco di cibo, degli squilibri e delle ingiustizie nel governo dei processi alimentari. Un luogo, in altri termini, di alleanza virtuosa tra le risorse tecnologiche e di ricerca dei Paesi ricchi e le tradizioni di biodiversità agroalimentare dei Paesi poveri. I campi accolti dall’Orto Planetario sono coltivati attraverso l’applicazione delle più avanzate tecnologie di produzione agricola, spazi di rappresentazione dell’attività svolta dalle filiere dell’alimentazione e della ristorazione, orti speciali dove le comunità dei contadini e le aziende possano confrontarsi nei loro talenti e tradizioni agroalimentari, grandi serre dove ricostruire le condizioni bioclimatiche delle diverse zone del Pianeta.
Paesaggio-matrice
Il progetto definisce così un nuovo “paesaggio-matrice”, alimentato da un’agricoltura variegata e cosmopolita, eppure radicata nelle condizioni locali (anche perché sostenuta da pratiche di coltivazione gestite da comunità urbane aperte e inclusive): un’agricoltura di nuova generazione che rappresenti anche una componente essenziale di un modello evoluto di sviluppo sociale ed economico. Oltre che un sito di grande attrattività e densità culturale, l’Orto Planetario si propone in tal modo come un vero e proprio dispositivo territoriale, in grado di innervare e mettere a sistema diverse filiere produttive locali.
Le pratiche quotidiane di coltivazione e trasformazione del cibo promosse dalle comunità metropolitane sono solo una tra le molte declinazioni di un’agricoltura di prossimità che può agire in maniera virtuosa e sensibile nell’orientare un nuovo scenario dell’alimentazione e della ristorazione a livello globale. I progetti di forestazione periurbana e quelli di rimboschimento e di manutenzione forestale, uniti alla scelta di destinare ampie zone boschive alla produzione di legno da taglio, oltre a generare un nuovo e straordinario paesaggio di bordo urbano, possono riattivare i distretti produttivi dell’arredo e dell’edilizia prefabbricata. Allo stesso modo, la produzione di biomasse dalla combustione del legno e dalla zootecnia, insieme a un uso accorto delle tecniche può alimentare l’intera filiera delle energie rinnovabili. Lo sviluppo di un’agricoltura polifunzionale, inoltre, si propone come un efficace ostacolo rispetto a un modello estensivo e ormai non più sostenibile di crescita della sfera urbana. La valorizzazione di una nuova dimensione rurale in grado di scambiare valori economici e culturali con le città può definirsi come la necessaria condizione per ristabilire un rapporto di equilibrio tra territori urbani e non urbani, nel rispetto delle rispettive diversità e ricchezze.
Masterplan
Il masterplan dell’Orto Planetario si basa sull’idea del castrum latino, strutturato da due principali assi perpendicolari, il cardo e il decumano, che si incontrano in un forum centrale. I due assi, in questo caso di 1,5 Km e 350 m, generano una griglia su cui si dispongono i padiglioni e gli hortus, mentre un sistema di vie d’acqua sul perimetro circonda tutta l’area. La rete di canali è stata infatti ripensata per focalizzare l’attenzione e le risorse sul tema della bonifica e la riqualificazione delle cascine ed estendere l’energia vitale del sito espositivo al territorio più vasto. Il decumano, “Viale del cibo e dell’alimentazione”, è il luogo dove i visitatori interessati ai diversi prodotti possono sperimentare concretamente i risultati della coltivazione e della produzione della filiera alimentare. Tra le preesistenze dell’area, la più rilevante è costituita dalla Cascina Triulza: un’antica costruzione rurale tipica del sistema agricolo lombardo, nell’occasione riqualificata per ospitare il quartier generale dell’Esposizione e successivamente un museo dedicato ai temi dell’agricoltura e dell’alimentazione raccontati ai bambini.
Eredità
Grazie all’Expo 2015, Milano realizza il primo Orto Agroalimentare Planetario: un prototipo di paesaggio inedito e sperimentale, da preservare nella sua integrità anche negli anni successivi all’evento come risorsa per la città ma anche come modello declinabile nei diversi contesti locali. La grande eredità che l’Expo 2015 può lasciare a Milano, all’Italia e al Pianeta consiste proprio nella visione di una nuova condizione di ruralità periurbana: un dispositivo territoriale rivoluzionario e paradigmatico, che può orientare il futuro di molte città del Mondo.