Stefano Boeri racconta su Robinson la dimensione sperimentale della verde coppia di edifici milanesi. Un prototipo di architettura che rende fondamentale l’elemento naturale, non più inteso solo come elemento decorativo ma come parte attiva dell’architettura stessa.
Un organismo architettonico mutevole nelle stagioni e in sintonia con il nostro tempo naturale, che nasce da un tentativo di attutire il nostro impatto, in una visione sostenibile che vede il processo progettuale nascere dallo studio delle condizioni bioclimatiche e dalla selezione delle specie vegetali locali. Un processo progettuale che si declina diversamente a seconda del contesto in cui cresce. In una contenuta porzione urbana il complesso ricrea una superficie boschiva ben più ampia: portando nel cuore di una città minerale un intero ecosistema biologico.
Dal Bosco Verticale di Nanchino che propone un complesso per uffici, alla Trudo Vertical Forest di Eindhoven che propone residenze in social housing, accessibili anche da nuclei con reddito basso. Il Bosco Verticale è una casa per alberi abitata anche da esseri umani. Un tentativo di riconciliare l’artificio con la natura vivente, come d’altronde fece il giovane Barone Rampante che decise di abbandonare il suolo per vivere su un albero.