Il sito New York Times Post pubblica un articolo sul Bosco Verticale, e menzionando il decimo anniversario della nuova architettura della biodiversità, che pone al centro non più solo l’uomo, ma il rapporto tra l’uomo e altre specie viventi.
Il primo caso costruito, a Milano nell’area Porta Nuova, nel 2014, è formato da due torri alte 80 e 112 m, che ospitano nel complesso 800 alberi, 15.000 piante perenni e/o tappezzanti e 5.000 arbusti. Una vegetazione equivalente a quella di 30.000 mq di bosco e sottobosco, concentrata su 3.000 mq di superficie urbana.
Il Bosco Verticale, come sottolinea anche l’articolo del New York Times Post, è così anche un dispositivo per limitare lo sprawl delle città indotto dalla ricerca del verde (ogni torre equivale a circa 50.000 mq di case unifamiliari).
Al contrario delle facciate “minerali” in vetro o pietra, lo schermo vegetale del Bosco non riflette né amplifica i raggi solari, ma li filtra, generando un accogliente microclima interno senza effetti dannosi sull’ambiente. Nello stesso tempo, la cortina verde “regola” l’umidità, produce ossigeno e assorbe CO2 e polveri sottili.
Il concept del Bosco Verticale, l’essere cioè “una casa per alberi che ospita anche umani e volatili”, definisce non solo le caratteristiche urbanistiche e tecnologiche ma anche il linguaggio architettonico e le qualità espressive del progetto.
Per maggiori informazioni: https://www.nytimespost.com/the-italian-city-with-incredible-33m-skyscrapers-covered-in-plants-and-shrubs/