All’interno del sito di attualità brasiliano Folha Vitória un articolo di Roberta Drummond presenta 6 progetti internazionali che uniscono natura vivente e spazio urbano, citando, oltre al Bosco Verticale di Milano, di Boeri Studio, e la Nanjing Vertical Forest, il primo bosco verticale realizzato in Asia da Stefano Boeri Architetti China.
Pensare alla città in modo da integrare la natura, adattandosi ad essa, è più urgente che mai, con vantaggi che coinvolgono tutti gli aspetti della vita dei cittadini, sia dal punto di vista fisico che psicologico.
I progetti analizzati coinvolgono diverse scale di intervento in diversi continenti, come il Giardino Botanico di Curitiba, in Brasile, o il Parco Lineare di Cheonggyecheon, in Corea del Sud. Alla scala architettonica i due progetti presentati come virtuosi nell’integrare alberi e piante all’interno del disegno architettonico sono il Bosco Verticale di Milano, primo prototipo di una nuova architettura della biodiversità, che pone al centro non più solo l’uomo, ma il rapporto tra l’uomo e altre specie viventi, e Nanjing Vertical Forest, situato nel Distretto Ninjing Pukou, un’area destinata a guidare il processo di modernizzazione di Jiangsu sud e lo sviluppo della zona del fiume Yangtze.
Le due torri che compongono il complesso sono caratterizzate dall’alternarsi di balconi e vasche verdi, sul modello del bosco verticale di Milano, e lungo le facciate ospitano 600 alberi di grandi dimensioni, 200 alberi di taglio medio e oltre 2.500 arbusti e piante a caduta che andranno a coprire una superficie di 4.500 mq. Il progetto è disegnato come una vera e propria foresta verticale che contribuisce a rigenerare la biodiversità locale – mediante la piantumazione di 27 specie autoctone – e a ridurre le emissioni di CO2 di circa 18 tonnellate, producendo fino a 16,5 tonnellate di ossigeno ogni anno.
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