Il sito di settore Archello dedica un articolo al progetto dell’Incubatore per l’Arte, chiamato anche Stecca 3, ideato da Boeri Studio nel 2011 a Porta Nuova, Milano.
La sua collocazione all’interno di un’area in grande fermento e soggetta a rapide trasformazioni ha fatto sì che il complesso assumesse un’importanza sociale, economica e relazionale che gli ha permesso di caratterizzarsi quale fondamentale centro associativo e di incontro. L’Incubatore dell’Arte, infatti, sorge sull’antico edificio industriale Brown Boveri, parte della cosiddetta Stecca degli artigiani e abbattuto durante i lavori di riqualificazione dell’area, e ne raccoglie l’importante eredità: dagli anni Ottanta la struttura era diventata punto di riferimento per numerose attività artigianali autogestite e di urbanistica partecipata, oltre che centro sociale a carattere inclusivo in cui avevano sede molte associazioni; e di questi valori il nuovo intervento accoglie fieramente il testimone. Nel nuovo progetto di Boeri Studio, queste ultime attività hanno ritrovato una loro collocazione e altre se ne sono aggiunte. Inoltre, per mantenere vivo il carattere sociale del luogo, il Comune di Milano si è impegnato a indire ogni cinque anni un bando affinché negli spazi possano alternarsi attività culturali, di volontariato e partecipative, con un ventaglio che va dai temi dell’aggregazione giovanile alla sostenibilità ambientale, dall’integrazione multiculturale alle attività per i bambini, dall’autoproduzione alle attività d’archivio.
Lo spazio consiste in un unico parallelepipedo di circa 800 metri quadrati suddiviso in due piani caratterizzati da un’elevata flessibilità degli spazi: al piano terra sono presenti 3 grandi laboratori di diverse dimensioni, oltre a due spazi minori multifunzionali, mentre al piano superiore si apre un open space dove si possono tenere conferenze, riunioni ed esposizioni. L’idea di base è stata quella di mantenere per il nuovo incubatore artistico un carattere industriale: sono stati impiegati, perciò, materiali e tecniche costruttive economiche, come il telaio traforato in lamine di alluminio montate a secco, e si è scelto di riprendere la volumetria e i colori tipici delle strutture industriali e artigianali della Milano del secondo Novecento.
Gli spazi interni, invece, sono progettati in un’ottica di neutralità per quanto riguarda i colori, e di flessibilità per quanto concerne la suddivisione delle pareti e l’arredo: il bianco domina e riveste tutti gli ambienti, rendendoli luminosi e sempre adatti alle attività che vi vengono svolte.
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